Gli eretici d'Italia volume 3 by Cesare Cantù

Gli eretici d'Italia volume 3 by Cesare Cantù

autore:Cesare Cantù [Cantù, Cesare]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2014-11-02T23:00:00+00:00


Onde i vescovi napoletani, protestando contro la legge che incatena ogni lor atto alla placitazione, esclamavano: «Niun governo è possibile quando un potere estraneo ed intruso il soprafaccia per modo, da voler esser arbitro d'ogni più vitale suo interesse, attraversargli il conferimento delle cariche, la destinazione de' pubblici magistrati, e metterne ad esame ogni provvedimento, ogni legge con piena balìa d'invalidarli a talento, staggirne il patrimonio e dispensare o negare a suo grado l'uso e il conseguimento dei beni, pei quali la cosa pubblica si amministra e sostenta»[543]. Perfino i tribunali risentirono delle antipatie religiose e della paura de' giornali, sottoponendo il giuridico al politico; e, per dire un sol caso fra cento, il supremo consiglio amministrativo di Napoli, il 3 giugno 1862, condannava i canonici di quella metropolitana per astensione e contegno ostile; reati ignoti al codice.

Può forse credersi che non sieno comandati dal Governo que' giornali, non pagati da lui que' monelli, non inviata da lui la tirannia in veste di prefetto: ma lascia fare e applaudire, punisce e disgrada chi vi contrasta; ha i prediletti suoi fra i persecutori; non protegge dagli insulti le sacre funzioni, ma le vieta perchè non eccitino disprezzi: sorregge abusi de' magistrati, abjetti co' superiori per prepotere sugl'inferiori, e cattivarsi l'applauso de' gaudenti e l'assenso d'una plebe che non sa quel che vuole, e vuole sempre quel che non ha; e che guarda a queste persecuzioni con indifferenza o anche con gusto perchè gli si ripete che menano a quella felicità, alla quale aspira sempre e sempre invano.

Gli sforzi principali dirigeansi a togliere l'educazione di mano al clero, non coll'impedire ch'esso ne avesse il privilegio, da gran tempo dimenticato, ma volgendo le istituzioni a escluderlo: nè solo le istituzioni governative, ma fin talune camuffate di carità, e dove si adula la gioventù o la moltitudine per pervertirla.

Principalmente si combattevano gli Ordini monastici, i quali, oltre esser legittimi come forma di libertà, rispondono a bisogni particolari di certi tempi e di certe classi di persone, dotate di grazie particolari, ma riescono incomprensibili alla vulgarità che conosce soltanto i piaceri e gli affari. Cacciati in nome della fraternità, erano tornati in nome della carità cristiana; ma si riuscì a farli detestati dalla classe gaudente quanto nel medioevo gli Ebrei; ed ogni riforma di governo venne seguita dalla loro distruzione[544]. Cacciati dalle case dove avevano composti tutti i loro desiderj, non poteano più vivere che mendicando: questa era colpa per cui erano arrestati, e così nudriti; onde una circolare autorizzò a non imprigionare quelli che non avessero ricevuta la pensione.

Così levate al clero le prerogative del vecchio diritto, ad onta del nuovo si manteneano contro di esso le leggi paurose e le ordinanze eccezionali delle tirannidi antiche; nella loro persecuzione i governanti alleavansi i partiti più opposti che si rassegnavano anche alla servitù di tutti, purchè della libertà non potesse vantaggiare il clero, non accorgendosi come ogni argomento che si accampa contro l'indipendenza delle comunità religiose, vale contro le politiche. Intolleranza tanto più notevole ove



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